Una rondine non fa primavera, così come un bando non porta ad una conclusione, ma quanto appena accaduto potrebbe far pensare ad un futuro non roseo per l’Italia.
Banca d’Italia: un appalto da €16 milioni per l’acquisto di inchiostro per banconote
La Banca d’Italia, con contratto pubblico n.98 del 24 agosto 2022, ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’avviso di aggiudicazione di appalto per “Acquisto di inchiostri per la stampa di banconote”.
Nell’avviso di Via Nazionale si evince come la società svizzera SICPA SA, con sede legale in Svizzera a Prilly, avenue de Florissant 41, si è aggiudicata un appalto da 16.393.442 Euro per la fornitura allo stato Italiano per tramite della Banca Centrale del paese di inchiostri per la stampa di banconote.
La cosa sarebbe normale se la sovranità monetaria appartenesse allo stato Italiano, ma l’utilizzo della parola banconote nella frase esclude il fatto che l’inchiostro possa essere utilizzato per redigere dei titoli cartolarizzati come dei BOT, o assegni della Banca d’Italia, per cui la direzione può essere una sola.
La prerogativa di “stampare moneta” è relegata esclusivamente alle Banche Centrali sovrane, come la Federal Reserve negli Stati Uniti o la BCE in Europa, o come poteva fare la Banca d’Italia fino al 1999, ultimo anno di sovranità monetaria per l’Italia quando era la Lira la moneta a corso legale.
La società di Prilly, così come si evince direttamente dal proprio sito internet, è risultata occuparsi di fornire inchiostri di sicurezza per valute e documenti sensibili, inclusi documenti di identità, passaporti, biglietti di trasporto e della lotteria.
Senza balzare a conclusioni fantasiose e volendo rimanere ai fatti, la Banca d’Italia ha speso poco più di 16 milioni di Euro per l’acquisto di inchiostri da una società svizzera realmente esistente che si occupa proprio di questo, senza poter stampare in alcun modo moneta.
La situazione economica in Italia
Il quadro della situazione macroeconomica non è dei migliori. Il debito pubblico Italiano ammonta a 2766,4 miliardi di Euro mentre il rapporto debito/PIL è del 150%. Ciò vuol dire, volendo semplificare molto, l’Italia accumula più debito di quanto incassa e, quindi, a preoccupare non è tanto l’importo del debito in sé, ma la capacità di essere ripagato. Se a questo si unisce un’inflazione a due cifre, il Paese sembra condannato al fallimento.
Un attacco dagli squali della finanza mondiale potrebbe essere il colpo ferale per il Paese che avrebbe un futuro in salsa argentina.
Paesi come Francia, Germania, o gli stessi Stati Uniti e Cina, fortemente legati per motivi di natura commerciale e finanziaria al Bel Paese, potrebbero avere l’interesse che questo esca dall’Unione Europea, o quantomeno dall’Euro, coniando una nuova moneta e stampando così da poter pian piano rientrare dalla propria esposizione e non creare troppi problemi agli investimenti fatti da questi stati sul suolo italiano.
Millenial e Gen X assistono all’intera storia dell’euro
In tutto questo, è curioso come i Millenial, la generazione nata secondo i dettami tra il 1980 e il 1995, insieme a quella precedente (Generazione X), ad aver vissuto la nascita dell’Euro, il suo declino ed infine, una nuova valuta.
Il primato appena descritto è molto esclusivo e nel mezzo passano tante pagine di storia recente, se si considera che la moneta unica ha fatto il suo ingresso in Italia solo 22 anni fa.
I fatti sono reali, ma nessun elemento ad oggi può far pensare al Paese fuori dall’Euro o addirittura dall’Unione Europea, ma l’informazione è tenuta ad essere presente e adempiere al suo compito di informare, senza giungere a conclusioni affrettate, ma con la vocazione al servizio al quale è chiamata.
The post La straordinaria parabola dei Millenial e della Generazione X, possibili testimoni di un prima e un dopo l’Euro appeared first on The Cryptonomist.