Nano Labs ora accetta Bitcoin in pagamento: il vero motivo per cui lo fa

Secondo un comunicato ufficiale di poche ore fa, Nano Labs, tra le società cinesi di chip per il mining di criptovalute più conosciute, apre a Bitcoin come strumento di pagamento per i suoi prodotti.

Nelle sue dichiarazioni, i manager societari motivano tale scelta con la necessità di fronteggiare la crescente domanda di opzioni di pagamento in valuta digitale, aggiungendo poi che la flessibilità introdotta grazie a Bitcoin determinerà benefici tra clienti e partner. Nano Labs ha poi affermato che la mossa la posiziona in modo utile per attirare un pubblico più ampio di clienti tecnologicamente avanzati che danno priorità a sistemi di pagamento digitali flessibili.

Il vero motivo per cui Nano Labs accetta Bitcoin è un altro?

Alcuni analisti sottolineano però che il vero motivo per cui Nano Labs ha iniziato ad accettare Bitcoin potrebbe essere un altro.

Ricordiamo come nel luglio 2022 Nano Labs abbia raccolto 50 milioni di dollari per quotarsi in borsa negli Stati Uniti. Tuttavia, il titolo ha registrato una performance negativa dall’IPO, con un calo di circa il 95%.

E così, all’inizio del 2024, Nasdaq avrebbe notificato a Nano Labs l’alert che le sue azioni erano scese al di sotto del valore di mercato minimo richiesto per i titoli quotati pubblicamente. La società ha rettificato l’emissione e ha soddisfatto il requisito del Nasdaq mantenendosi sopra le soglie minime.

Considerato ciò, è possibile ritenere che la decisione di Nano Labs di accettare Bitcoin possa aiutare a controbilanciare la recente performance delle sue azioni.

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Che messaggio ci fornisce questa decisione

C’è però almeno un altro motivo per cui questa decisione risulta essere di particolare interesse: essendo Nano Labs un’azienda con sede in Cina, infatti, la sua adozione di Bitcoin potrebbe segnalare qualche cambiamento nelle politiche criptovalutarie, tradizionalmente restrittive in Cina.

Negli ultimi anni, la Cina ha infatti mantenuto un rigoroso sistema normativo che vieta alle istituzioni di impegnarsi in transazioni crittografiche e attività di mining. Nonostante queste misure, il Paese asiatico rimane una forza importante nel panorama globale delle criptovalute, controllando di fatto oltre la metà dell’hashrate della rete Bitcoin.

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