Tornado Cash: niente libertà su cauzione per Alexey Pertsev

Tornado Cash Alexey Pertsev

Al co-fondatore e sviluppatore di Tornado Cash, Alexey Pertsev, è stata negata la libertà su cauzione. 

Lo riferisce DL News, secondo cui a Pertsev sarebbe stata negata la cauzione per appellarsi contro la condanna per riciclaggio di denaro.

Tornado Cash: la condanna di Alexey Pertsev 

Pertsev è stato arrestato nel 2022 nei Paesi Bassi, ed a maggio di quest’anno è stato condannato per riciclaggio di denaro da un tribunale olandese. 

Il co-fondatore e sviluppatore di Tornado Cash è accusato di aver creato uno strumento per commettere atti criminali, ed in particolare riciclaggio di denaro. 

Tornado Cash è uno strumento che consente di rendere molto difficile risalire al mittente di una transazione on-chain. 

Il fatto che si riesca di fatto a nascondere il mittente di una transazione, per quanto questa sia registrata in chiaro su una blockchain pubblica, facilita le cose a chi vuole riciclare denaro sporco utilizzando le criptovalute

Pertsev pertanto è stato giudicato colpevole proprio in un caso di riciclaggio di denaro, ed è stato condannato a 64 mesi di carcere (poco più di 5 anni). 

Il fatto è che il tribunale ha ritenuto che tra il 2019 ed il 2022 abbia sviluppato un vero e proprio “modus operandi” per riciclare di denaro, avendo anche sospettato origini illecite per alcune transazioni avvenute tramite Tornado Cash.

Quando fu arrestato era stato emesso un mandato di cattura nei suoi confronti dagli USA, che ritengono Tornado Cash uno strumento chiave utilizzato dal gruppo di hacker nordcoreano Lazarus.

Negata la libertà su cauzione ad Alexey Pertsev, co-fondatore di Tornado Cash

Dopo la condanna, Pertsev aveva presentato al tribunale olandese una richiesta di rilascio su cauzione.

Secondo quanto riferito a DL News, la Corte d’appello di ‘s-Hertogenbosch, nei Paesi Bassi, ha bocciato questa richiesta, stabilendo che Pertsev continuerà a rimanere in carcere. 

Ormai è in prigione da circa due mesi, dove non gli è consentito nemmeno l’accesso ad un computer, o a Internet.

Ora Pertsev farà ricorso in appello contro la condanna, ma nel frattempo sarà costretto a rimanere in carcere.

I suoi avvocati difensori, Keith Cheng e Judith de Boer, affermano che avrebbe bisogno di un computer e di Internet per prepararsi al processo d’appello, ma a quanto pare la giustizia olandese non ritiene di dovergli assegnare questo privilegio. 

Inoltre, gli avvocati difensori sostengono che non ci sarebbe nemmeno il rischio di fuga e che ha stizia olandese non ha voluto concedergli questo privilegio. I difensori sostengono anche che non vi sia rischio di fuga, ma evidentemente la Corte d’Appello non ha creduto a questa ipotesi. 

La difesa

Durante un’udienza tenutasi il mese scorso, uno degli avvocati difensori ha presentato 18 punti per l’appello. Sempre secondo la difesa e l’imputato, Pertsev avrebbe avuto bisogno di accedere almeno ad un computer per elaborare la richiesta di appello.

L’avvocato difensore ha anche presentato una richiesta al direttore del carcere, per chiedergli di mettere a disposizione del suo assistito in carcere delle strutture digitali ed un accesso illimitato a Internet, ma anche il direttore del carcere si è rifiutato. 

Il punto è che la politica di sicurezza della prigione non prevede che si possano concedere ai detenuti computer ed accesso ad Internet. 

Il caso però, come fa notare l’avvocato difensore, verte proprio su aspetti tecnici della DeFi, relativi a smart contract e governance dei protocolli, per accedere ai quali è necessario Internet. 

Inoltre, fa anche notare che questo tipo di preparazione non può essere fatto da un avvocato, ma hanno bisogno della collaborazione di Pertsev, perché loro non sono ferrati sugli aspetti più tecnici del suo caso.

Secondo l’avvocato difensore di Pertsev, Keith Cheng, la sua detenzione violerebbe la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che sancisce il diritto di ogni individuo ad un giusto processo.

Le accuse per riciclaggio di denaro

Le accuse rivolte a Pertsev non sono però generiche. 

Riguardano nello specifico 2,2 miliardi di dollari in criptovalute rubate da vari exchange o protocolli, e poi rese non più tracciabili tramite il mixer di Tornado Cash.

Secondo i giudici, Pertsev ed i suoi co-sviluppatori avrebbero dovuto impedire ai criminali, ed in particolare agli hacker nordcoreani del Lazarus Group, di riciclare proventi illeciti attraverso la loro piattaforma.

Tornado Cash però è un protocollo open source, non centralizzato. Questo significa che nemmeno gli sviluppatori potevano bloccare delle transazioni. 

Il tribunale sostiene che Pertsev e soci abbiano volontariamente voluto mettere a disposizione di tutti, criminali compresi, uno strumento utile per riciclare denaro in questo modo, ovvero che fossero consapevoli che ne sarebbe stato fatto questo utilizzo. A quel punto li hanno condannati proprio per non averlo voluto impedire. 

In altre parole gli atti di riciclaggio sono avvenuti, ed entrambe le parti lo ammettono. Solo che secondo i giudici ciò è stato reso possibile consapevolmente da Pertsev, mentre Pertsev sostiene che lui non possa essere ritenuto responsabile per atti che non ha commesso lui. 

Di fatto è accusato di favoreggiamento, ma la condanna comminata lo accusa esplicitamente di riciclaggio di denaro, come se lui fosse coinvolto.