Nella prima metà di novembre, quando è avvenuta l’implosione dell’exchange crypto FTX, Alameda Research ha prelevato quasi tutti i suoi fondi dal portale FTX.US.
Lo ha rivelato qualche giorno fa la società di analisi on-chain Arkham.
After November 6th, Alameda only withdrew USD-stable tokens, Wrapped BTC or Ether from FTX US.
Of the $204M withdrawn:
$38.06M was in BTC (18.7%)
$49.39M was in ETH (24.2%)
$116.52M was in USD-denominated stables (57.1%) pic.twitter.com/lKRttdkPsZ— Arkham | Crypto Intelligence (@ArkhamIntel) November 25, 2022
In totale Alameda Research avrebbe prelevato circa 204 milioni di dollari.
L’implosione dell’exchange crypto FTX
La cronologia dell’implosione di FTX è ben descritta dall’andamento sui mercati crypto del prezzo del suo token FTT.
Fino al 5 novembre non c’erano segni di collasso, ed il prezzo era intorno a 25,5$.
I primi segnali hanno iniziato a verificarsi proprio il 6 novembre, quando il prezzo iniziò a calare a causa delle voci di possibile insolvenza, fino ad arrivare a 22$ il 7 novembre.
Stando a quanto rivelato da Arkham, Alameda Research probabilmente era a conoscenza dei problemi in corso, tanto che a quel punto aveva già prelevato ingenti fondi custoditi sui wallet di FTX.US.
Eppure proprio in quei giorni il CEO Caroline Ellison rispose pubblicamente al CEO di Binance dicendo che erano pronti a ricomprare tutti i token FTT a 22$.
Il giorno successivo, l’8 novembre, FTX iniziò ad avere problemi con i prelievi, poi sospesi, ed il prezzo di FTT crollò improvvisamente a poco più di 4$. Il giorno successivo FTX ammise pubblicamente di aver sospeso i prelievi a tempo indeterminato, ed il prezzo crollò ancora fino a 2$. Attualmente il token FTT vale circa 1,3$.
Alameda Research
I prelievi di Alameda rilevati da Arkham mostrano che molto probabilmente prima dell’inizio dell’implosione il team di gestione aveva già capito che c’era qualcosa che non andava, o perlomeno che i rischi erano diventati rilevanti.
Alameda Research è una società fondata sempre da Sam Bankman-Fried (SBF), ovvero il co-fondatore e CEO di FTX, ma due anni prima.
Infatti è stata creata nel 2017 come società di trading, e poi nel corso del tempo ha iniziato ad occuparsi anche di investimenti. Si trattava quindi della società del gruppo facente capo a SBF che avrebbe dovuto avere il compito di generare profitti con speculazioni ed investimenti.
Il rapporto con FTX era molto stretto, non solo per via del fatto che condividevano lo stesso fondatore, ma anche e soprattutto perchè tra le due società c’era una stretta collaborazione a livello commerciale, come dimostrano le numerose e corpose operazioni finanziarie intercorse tra di loro.
Quindi non c’è assolutamente da stupirsi che Alameda tenesse più di 200 milioni di dollari in criptovalute e token nei wallet di FTX.
Quello che invece stupisce è il fatto che li abbia prelevati proprio nei giorni del collasso.
Inoltre, non va dimenticato che invece, nei giorni seguenti, i wallet di FTX sono stati svuotati da un presunto hackeraggio che ha sottratto altri 600 milioni di dollari.
La destinazione dei fondi prelevati
Arkham ha anche scoperto dove sono stati inviati i 204 milioni prelevati da Alameda.
I BTC sono stati prelevati in realtà come WBTC (Wrapped Bitcoin) ed inviati al merchant wallet WBTC della società.
Degli ETH prelevati gran parte sono stati inviati a FTX. com, ovvero l’exchange internazionale del gruppo, mentre circa un quarto sono stati inviati ad un wallet di trading.
La stragrande maggioranza delle stablecoin prelevate, per un importo complessivo di circa 106 milioni, sono state inviate sempre a FTX.com, probabilmente con l’obiettivo di aiutare l’exchange internazionale a far fronte alla possibile esplosione delle richieste di prelievo.
Va ricordato che il problema dell’insolvenza riguardava proprio il loro exchange internazionale, e non quello per il mercato statunitense FTX.US.
Quindi, Alameda ha prelevato 204 milioni da FTX.com, e di questi più della metà (142 milioni) li ha inviati a FTX.com.
Da notare che 10 milioni in USDT sono stati invece inviati a Binance. All’epoca Binance era ancora partner di FTX.
Le indagini delle autorità sulla bancarotta dell’exchange crypto FTX
Nel frattempo proseguono le indagini delle autorità bahamensi.
Infatti, sia FTX che Alameda Research avevano la sede operativa alle Bahamas, e quindi sono le autorità a gestire il fallimento.
Ad occuparsi del caso è il procuratore generale Ryan Pinder, che ha anche rifiutato le colpe della vicenda attribuite al suo Paese.
La principale agenzia governativa che si sta occupando del caso è la la Bahamas Securities Commission (BSC), ed il caso è uno dei maggiori casi di fallimento che sia siano verificati alle Bahamas.
Pinder oltretutto ha anche citato un articolo giornalistico del 2 novembre che è stato il primo ad ipotizzare la possibile insolvenza di FTX, a causa in particolare dei prestiti spregiudicati accesi da Alameda utilizzando token FTT come garanzia.
Tuttavia la stessa Alameda Research non rientra nella giurisdizione delle Bahamas, dato che non ha sede legale nel Paese, anche se dovrà rispondere alle autorità locali nel caso in cui avesse commesso irregolarità alle Bahamas. FTX invece aveva anche la sede legale nel Paese, oltre a quella operativa.
Secondo Pinder però l’indagine è ancora nelle prime fasi, e si tratta di un’indagine molto complessa. Quindi potrebbe volerci del tempo prima che si giunga a conclusioni.
Il sentiment negativo
In un tale scenario non stupisce che, come rivela James Farfalla, il sentiment sui mercati crypto sia ancora negativo.
Nell’ultima settimana infatti i prodotti di investimento in asset digitali hanno visto deflussi per un totale di 23 milioni di dollari, con una prevalenza dei deflussi da posizioni long. Anche le azioni di società blockchain hanno fatto registrare deflussi per 13 milioni di dollari.
L’implosione di FTX ha cancellato ogni speranza di un rialzo sul breve periodo dei mercati crypto, anche se sul medio/lungo termine un po’ di ottimismo c’è ancora in circolazione.