Ci occuperemmo volentieri di altro, ma non siamo noi a decidere quali temi che tengono banco tra gli appassionati di Bitcoin e del mondo cripto in generale. Anche oggi ci tocca occuparci di Grayscale e del suo Trust Bitcoin. Un Trust che è tornato ad essere al centro del dibattito a causa delle difficoltà di Genesis e, si vocifera, di Digital Currency Group, il gruppo che detiene la gestione del fondo e la proprietà di una pletora di società del mondo cripto.
Il sospetto, ad avviso di chi scrive non fondato, è stato per le ultime 48 ore sull’effettiva presenza in cassa dei Bitcoin del Trust, che ricordiamo essere più di 630.000. Il sospetto, non mio o nostro, è che siano stati prelevati o offerti in prestito dietro compenso. Cosa che avrebbe potuto aprire, anche a causa del momentaneo dissesto del gruppo, a conseguenze particolarmente nefaste.
Sarà il caso di fare il punto, anche per scongiurare un po’ di quel FUD che, insieme a condizioni di mercato non ottimali sta comprimendo il prezzo di $BTC. Prezzo che interesserà i più visionari e chi magari vuole fare trading di breve. Cosa che si può fare, a patto di utilizzare un intermediario sicuro e solido come eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con TRADING AUTOMATICO e tanto altro – intermediario che offre il top della sicurezza per le esposizioni speculative.
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Bitcoin di Grayscale: l’ozio è il padre dei vizi
Come se le questioni che attanagliano il mondo di Bitcoin non fossero già abbastanza gravi e serie, nelle ultime 48 ore ci si è concentrati sul Trust Bitcoin di Grayscale, un fondo venduto OTC (e quindi non su mercati regolamentati) di proprietà di Digital Currency Group. Un fondo da 635.000 Bitcoin con tanti investitori di primo profilo, che è anche lo stash più importante di $BTC al mondo.
Il dubbio era il seguente: come facciamo ad essere sicuri del fatto che quei Bitcoin siano davvero lì? Domanda, per carità, legittima. Ma che non ha tenuto conto ad avviso di chi vi scrive di diverse questioni che riguardano tali meccanismi e tali custodie.
Partendo dal fatto che not your keys, not your coins, e dal fatto che sarebbe bene non fidarsi di nessuno, dobbiamo comunque cedere il passo ad una discussione su quanto probabili o possibili siano determinati fatti.
- I Bitcoin di Grayscale sono da Coinbase Custody
Questo lo si sapeva da prima e la conferma di tali riserve (l’ennesima) da parte di Coinbase con un comunicato del 18 novembre sembrerebbe aver placato gli animi. Coinbase può mentire? Assolutamente sì, ma ricordiamoci anche quello che c’è sul piatto per l’exchange che opera anche come servizio di custodia.
Coinbase Custody non offre questi servizi solo a Grayscale: li offre a tutti o quasi i maggiori holder istituzionali non solo per Bitcoin, ma per letteralmente centinaia di criptovalute. Quale sarebbe la sua convenienza nel mentire, nell’esporsi a lunghe condanne penali, a rischiare di bruciare anche il redditizio business legato all’exchange?
Le preoccupazioni possono esserci, ma non siamo di fronte ad un meccanismo che coinvolge una o due persone come nel caso del crack di FTX. Sono coinvolte centinaia di persone, sono coinvolti regolatori che non aspettano altro che punire il mondo cripto e Bitcoin e tanti altri soggetti che avrebbero interesse a rendere la cosa pubblica. Si tratterebbe di un caso forse unico nella storia, che se si verificasse innescherebbe delle reazioni a catena che supererebbero di gran lunga i danni verso il solo Bitcoin.
- Digital Currency Group ha tanto da liquidare prima del Fondo Bitcoin
Il Trust Bitcoin è una vera e propria gallina dalle uova d’oro. Rende, ai prezzi attuali di Bitcoin, più di 200 milioni di dollari annui, una somma che è importante anche di fronte alla crisi di liquidità di DCG, ammesso che questa coinvolga anche il gruppo principale. Rumors dicono che il gruppo sarebbe alla ricerca di 1 miliardo per far fronte ad un liquidity crunch: per quanto sia una somma importante, ci sembrerebbe strano veder liquidare per primo un fondo che è così conveniente per DCG. Che ha comunque tanti altri asset prima di toccare suddetto Trust, del quale controlla un numero di azioni enorme.
Possiamo dormire tra i proverbiali sette cuscini?
No. Non saremmo Criptovaluta.it se non ritenessimo diverse delle istanze di trasparenza del mondo Bitcoin come legittime. Sicuramente rivedibile, anche se potrebbero esserci degli ottimi motivi, la decisione di non rendere pubblici i wallet. Wallet che da contratto dovrebbero essere segretati e non promiscui.
Dalla regia di Coinbase e Grayscale citano delle questioni di sicurezza delle quali si continuerà a dibattere, che in molti non comprendono (e ha dubbi anche chi vi scrive). E la situazione andrà analizzata anche in futuro, magari quando saremo in acque più calme. Ma da qui allo sfacelo totale di un gruppo che, lo ripeto, non è FTX e non è neanche l’exchange Y, ce ne passa. E chi ha prove di quello che dice, le metta nero su bianco. Si è sempre molto disponibili, da queste parti, ad ammettere errori e cambiare idea.
Se è di 1 miliardo di dollari che stiamo parlando, se è questa la liquidità che serve a DCG, che il Trust sia in pericolo sembra una questione un pizzico esagerata.
L’articolo MILIARDI in BITCOIN presto sul mercato? | La verità è che… proviene da Criptovaluta.it®.