Il cosiddetto Merge di Ethereum dal punto di vista strettamente tecnico consiste nella fusione della vecchia blockchain, basata su Proof-of-Work, con quella nuova, basata su Proof-of-Stake.
Quindi, la cosa più importante non è la fusione in sé, ma la sostituzione di PoW con PoS come meccanismo di consenso.
Ethereum, dalla nascita al Merge
Ethereum nasce nel 2015, quando non c’erano ancora molte esperienze di successo di reti blockchain decentralizzate basate su PoS. Per questo motivo venne scelto PoW come meccanismo di consenso, anche perchè erano quasi sei anni che PoW funzionava molto bene su Bitcoin.
In altre parole, nel 2015 non sembrava possibile avviare un progetto come Ethereum scegliendo come meccanismo di consenso PoS, perchè allora avrebbe significato rischiare troppo in termini, soprattutto, di sicurezza.
Questa contrapposizione era nota al co-fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, fin dal 2013, quando nel whitepaper del progetto Ethereum scrisse esplicitamente che Proof-of-Stake era uno dei due meccanismi di consenso che potevano essere usati come punto di partenza per una criptovaluta.
Infatti, sebbene la scelta fu chiaramente orientata su PoW, Buterin scrisse:
“Si noti che, in futuro, è probabile che Ethereum passerà a un modello Proof-of-Stake”.
Quindi, l’idea di passare da PoW a PoS era già presente fin dagli albori del progetto Ethereum, in particolare per due motivi.
Le potenzialità del PoS per un ecosistema più ampio
Il primo è che PoS potenzialmente consente di registrare sulla blockchain un numero maggiore di transazioni nell’unità di tempo, ovvero aumenta il cosiddetto throughput misurato in TPS (Transazioni Per Secondo).
Un progetto come Ethereum, che già dal suo whitepaper si presentava con l’ambizione diventare una vera e propria piattaforma aperta utilizzabile per molti scopi diversi ed in molti settori non solamente finanziari, aveva bisogno di poter gestire un throughput nettamente superiore a quello di Bitcoin.
Basti pensare che sulla blockchain di Bitcoin si possono registrare circa 3.000 transazioni per blocco, ovvero ogni 10 minuti, e questo rende il suo throughput bassissimo. Per questo motivo è stato necessario creare il layer 2 Lightning Network, che non scrive le transazioni sulla blockchain.
L’obiettivo di Ethereum, invece, era quello di scrivere sulla blockchain quante più transazioni possibili, limitando il ricorso a soluzioni di layer 2.
Perché il PoS è più efficiente del PoW
Il secondo motivo è che PoW richiede un elevato consumo energetico, e questo causa inevitabilmente costi elevati della registrazione sulla blockchain. Invece, PoS consuma molto poco, a confronto, rendendo possibile potenzialmente anche fee molto basse sulle transazioni on-chain.
Da tutto questo, si capisce che il Merge era assolutamente inevitabile, e che era solo questione di tempo prima che arrivasse.
Nonostante ciò, però, sono passati sette anni dal lancio effettivo del progetto nel 2015 prima di poter arrivare al passaggio effettivo a PoS, perchè la sostituzione del meccanismo di consenso di una rete così tanto usata, e soprattutto con così tanto valore, è cosa per nulla semplice e potenzialmente molto rischiosa.
Lo sviluppo dell’idea della transizione al PoS: dalla teoria alla pratica
Il team di sviluppo di Ethereum, quindi, ha preferito usare molta cautela in modo da arrivare ad essere quanto più sicuro possibile che tale passaggio possa essere fatto in modo indolore, o quasi, e ciò ha richiesto molto tempo.
Tuttavia, nel frattempo è emerso che i vantaggi potenziali di PoS in merito al throughput ed al costo delle fee erano stati probabilmente sopravvalutati, perché i vantaggi reali che vengono stimati al giorno d’oggi sono di molto inferiori.
Lo stesso Buterin tempo fa ha dichiarato di ritenere non sufficienti i miglioramenti portati ad Ethereum dall’introduzione di PoS in merito a velocizzazione e costi, tanto da essere stato lui stesso ad incoraggiare lo sviluppo di soluzioni layer 2 anche su Ethereum.
Visto che inizialmente il meccanismo di consenso utilizzato era PoW, e dato che questa situazione è durata sette anni, non si è aspettato il Merge per iniziare a sviluppare soluzioni layer 2 per questo ecosistema.
Sebbene tali soluzioni servano soprattutto a migliorare il throughput off-chain e ridurre le fee, non vanno, però, intese come alternative al passaggio a PoS, ma come soluzioni complementari.
Ethereum diventa più green grazie al Merge
Il passaggio a PoS ha anche un altro enorme vantaggio, ovvero la significativa riduzione dell’impatto ambientale dovuto al drastico calo dei consumi necessari a far funzionare la blockchain.
Quindi, il Merge probabilmente migliorerà il throughput, ma di poco, e ridurrà le fee, ma di poco. Anzi, esiste persino la possibilità che tali miglioramenti non saranno particolarmente significativi, quindi le soluzioni basate su layer 2 rimangono assolutamente necessarie.
Il Merge, però, abbatte i consumi energetici, cosa che si può ottenere solo con il passaggio a PoS. In un tale scenario si comprende bene quanto sia necessario procedere con entrambe le soluzioni.
La capacità di aumentare il throughput e ridurre le fee dei layer 2 è enormemente superiore al passaggio da PoW a PoS. Si tratta proprio di un altro livello di performance, simile se non addirittura potenzialmente superiore a quello di reti come Visa o MasterCard.
La necessità dei layer 2
Da questo punto di vista appare ormai chiaro che nemmeno Ethereum può rinunciare a soluzioni di scaling basate su layer 2, dato che solo in questo modo potrà davvero raggiungere gli obiettivi che erano stati prefissati fin dall’inizio.
Il Merge, pertanto, è un passaggio importantissimo, epocale, ma non sufficiente a donare ad Ethereum quel salto di qualità che lo porterà realmente a rivaleggiare con tecnologie come quelle di Visa e MasterCard.
Anche perché il passaggio a PoS pare che aiuterà lo sviluppo e la diffusione delle soluzioni basate su layer 2, dato che dovrebbe diventare più facile per gli sviluppatori crearne di nuove o potenziare quelle già esistenti.
Nel corso degli anni sono già state create diverse soluzioni simili, alcune delle quali, come Polygon, sono già ampiamente in uso. Fino ad ora, però, non sembra siano ancora riuscite ad avere su Ethereum un impatto paragonabile a quello che Lightning Network sta avendo su Bitcoin.
Questa differenza si evidenzia in particolare nella riduzione delle fee sulle transazioni on-chain, divenuta significativa su Bitcoin già a partire dall’anno scorso, mentre non ancora su Ethereum. Infatti, quasi costantemente il costo della singola transazione on-chain su Ethereum è attualmente più del doppio rispetto a quella su Bitcoin, anche se a partire dal crollo dei mercati crypto di maggio 2022 anche le fee su Ethereum hanno iniziato a scendere un po’.
Il Merge dovrebbe ulteriormente aiutare questo trend, e l’eventuale ulteriore sviluppo delle soluzioni layer 2 potrebbe in seguito accentuarlo tanto forse da consentire anche di scendere sotto i livelli già bassi in atto sulla blockchain di Bitcoin.
Nonostante ciò, va ricordato che, mentre il Merge è in dirittura di arrivo, per l’ampia diffusione delle soluzioni di scaling di Ethereum basate su layer 2 potrebbe volerci ancora un po’.
The post Dai layer 2 di Ethereum al Merge: la storia e il perché appeared first on The Cryptonomist.