La Banca d’Inghilterra (Bank of England/BOE) tra tutte le banche centrali del mondo è stata la più lungimirante e accorta nel riconoscere un’inflazione senza precedenti che avrebbe affossato l’economia, prima della Federal Reserve americana che nel 2021 la riteneva passeggera e assolutamente non preoccupante salvo poi fare mea culpa quest’anno e prima della BCE che pur avvertendo il pericolo ha preso le prime misure di contrasto solo quest’anno.
Secondo gli analisti della banca d’inghilterra l’inflazione continuerà a salire
Gli analisti della Banca d’Inghilterra si aspettano che il picco dell’inflazione che colpirà il paese debba ancora arrivare e che raggiungerà il 13,3% entro il prossimo semestre questo nonostante oramai tutte le banche centrali del mondo abbiano iniziato a muovere i primi passi e che quindi il rischio sistemico e di contagio sia in un certo senso più tenue.
Attualmente nella vicina Europa della quale fino a poco tempo fa faceva parte (prima della Brexit che ne ha cambiato il proprio destino) il tasso di inflazione si attesta al 9,1%, al disopra di quello americano ma ben al disotto di quanto sta accadendo oltre Manica.
La Fed che ha alzato i tassi per un totale di 250 punti base dopo un inizio poco incisivo sta ora raccogliendo i primi frutti di un lavoro partito tardi ma che ha preso la direzione giusta nel tempo con una politica aggressiva da parte della Banca Centrale Americana.
Al Jackson Hole, l’annuale simposio in cui è consuetudine che il Presidente della Banca Centrale Americana tracci un quadro della situazione economica del paese e dia una view per le politiche monetaria da intraprendere da lì in avanti Powell è stato molto concreto al punto da spaventare i mercati che hanno subito una reazione della stessa misura ma contraria.
Powell al simposio ha spiegato che quanto fatto dalla Fed è stato un ottimo lavoro ma che tuttavia non basta e l’America ha bisogno che questa politica di rialzi dei tassi continui così da porre fine quanto prima possibile a questo male che affligge sia la finanza quanto e soprattutto l’economia reale mettendo a dura prova le famiglia americane che tuttavia partono da una situazione economica tutto sommato migliore di quella delle famiglie oltre l’Atlantico.
La politica dei tassi insomma deve andare avanti e già gli analisti e gli economisti di tutto il mondo sono concordi quasi all’unanimità nel credere che la Fed attuerà un aumento di ulteriori 75 punti base alla prossima occasione utile.
I mercati già provati dalle dichiarazioni di Powell sembrano già aver scontato questo scenario e complice una situazione del mercato del lavoro migliore rispetto a quella del resto del globo ciò si ripercuote relativamente sulle famiglie e il loro potere d’acquisto.
Nonostante i rincari di energia e materie prime in generale e un CPI quasi in doppia cifra seppure in leggera flessione, il potere d’acquisto delle famiglie americane è stato limato ma non è ancora qualcosa che preoccupa il tessuto sociale, anche le aziende americane volgono nella medesima situazione e sembra stiano resistendo bene al contraccolpo alcune (in particolare quelle del lusso) scaricando i rincari sui prezzi finali al consumatore, altre ottimizzando la filiera e facendo razionamenti per il futuro in vista di un anno e mezzo forse due di ristrettezze.
In questo contesto le criptovalute e in particolare il Bitcoin stanno recuperando terreno e alzano sempre di più la propria capitalizzazione.
In questo ciclo economico sono spesso venute in soccorso dei popoli oppressi dall’economia reale e quello che era un asset snobbato si sta radicando sempre di più in tutto il mondo, ad oggi, dati alla mano il Bitcoin ha superato la capitalizzazione di mercato della Bank of America segno di grande appeal sia da parte dei mercati che dei più piccoli risparmiatori.
esempi come quello di El Salvador, della Nigeria ma anche delle ingenti somme devolute nella guerra nell’est europa a supporto della popolazione locale in una bellissima gara di solidarietà sono esempi virtuosi di come nonostante un mercato orso il mondo crypto possa fare la sua parte per aiutare le persone.
Se Atene piange, Sparta non ride e questa metafora ci aiuta a capire che sebbene i cugini britannici siano attanagliati dal medesimo problema che riscontrano gli Stati Uniti, l’economia meno forte, un maggiore costo della vita e un mercato del lavoro più in bilico rispetto a quello oltre l’Atlantico la società inglese non sta rispondendo con la stessa resilienza.
In un tweet Watcher Guru ha sottolineato come il 60% delle attività manifatturiere britanniche rischiano la bancarotta.
Questo rischio è tangibile tanto più se si somma alla situazione la guerra tra Ucraina e Russia che sembra aver riportato il vecchio continente in un moderno medioevo in cui molte case resteranno senza riscaldamento e il resto dei combustibili, quelli fossili sarà pagato come Oro.
La Russia ha ufficialmente fermato le forniture e i paesi si stanno organizzando con razionamenti e una differenziazione dei fornitori di gas che sopperisca alle perdite del lato russo al quale i paesi del continente, compreso il Regno Unito dipendevano in larga parte.
La politica aggressiva in stile Powell della Bank of England punta tra le altre cose a rafforzare la sterlina sul dollaro così da pagare meno il gas liquido proveniente dalle navi cisterna di New York che sbarcano nel paese ma questo a discapito dell’economia reale dei cittadini che ne paga le conseguenze in altre maniere.
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