Alcuni ricercatori dell’Università di Berkeley e della Technical University di Monaco stanno lavorando ad una sorta di “modalità in incognito” per il metaverso.
La nuova feature del metaverso, la “modalità in incognito”
L’idea della “modalità in incognito” da aggiungere nei mondi digitali immersivi, è simile a quella che attualmente si può usare sui browser web per nascondere i propri movimenti online.
Lo strumento, chiamato MetaGuard, bloccherebbe la possibilità per le aziende di seguire le impronte digitali degli utenti, compresi i dati sull’identità, la geolocalizzazione e gli spostamenti.
L’obiettivo è quello di permettere all’utente di navigare in incognito all’interno del metaverso, senza che vengano tracciate tutte le sue azioni e le informazioni relative, soprattutto, dove e come la persona sta interagendo con la VR.
Poco più avanti si scenderà più nei dettagli tecnici e quanto appena descritto risulterà più chiaro.
Al contrario di quello che si crede, la modalità in incognito dei browser consente di nascondere i dati di navigazione solo a livello locale. Pertanto, non previene la raccolta di informazioni da parte dei web server che si visitano e non deve essere confuso con uno strumento che garantisce anonimato, come Tor.
Lo strumento MetaGuard nel dettaglio, caratteristiche e proprietà della nuova modalità in incognito del metaverso
MetaGuard viene definita, in generale, come una modalità in incognito per la realtà virtuale (VR) e tenta di sopperire alle mancanze presentate da quella per il web 2.0. Si può dire che il lavoro è a dir poco necessario, in quanto i dati sensibili che possono essere raccolti mediante un’esperienza VR potrebbero essere più invasivi rispetto a quelli generati da una “semplice navigazione su Google”.
Il nuovo strumento creato si basa su una tecnica chiamata Differential Privacy. In pratica, consiste nell’aggiungere abbastanza “rumore” – gergo utilizzato per definire la distorsione dei dati – all’interno delle metriche raccolte, tale per cui le informazioni non possono essere ricollegate alla persona che le ha generate.
Questo tipo di modello permette di nascondere al server i dati sulla telemetria dell’utente, aggiungendo “oggetti offset intermedi” in numero proporzionale al livello di privacy scelto dall’utente.
Quest’ultimo in particolare, dipende dagli strati di difesa aggiunti attraverso l’interfaccia dedicata dello strumento MetaGuard all’interno della realtà virtuale.
L’utente, a seconda delle preferenze, dovrà scegliere il livello di trade-off ottimale tra privacy e accuratezza.
Inoltre, per chi fosse interessato a scendere ancora di più nei dettagli tecnici, i tre autori, Vivek Nair (UC Berkeley), Gonzalo Munilla Garrido (Technical University of Munich), e Dawn Song (UC Berkeley), hanno pubblicato un paper tramite ArXiv.
In merito al nuovo progetto, Nair spiega che:
“Ha il potenziale di migliorare significativamente la privacy degli utenti VR, con i nostri esperimenti che mostrano una riduzione di oltre il 90% della precisione d’attacco per diversi attributi relativi ai dati privati, e una riduzione del 95% della deanonimizzazione degli utenti”.
Le società che non vogliono supportare lo strumento di incognito nel proprio metaverso
Purtroppo, come si può ben comprendere, alcune piattaforme di realtà virtuale, come VRChat, hanno deciso di bloccare strumenti come MetaGuard per la protezione della privacy degli utenti.
A tal proposito, Vivek Nair, con un certo sconforto, dichiara che:
“Sfortunatamente, alcune società hanno già iniziato a bloccare questo dall’essere una possibilità. A metà luglio, i ricercatori hanno condiviso le loro scoperte riguardo la privacy della realtà virtuale e il loro lavoro su MetaGuard alla community di VRChat”.
Continua poi rivelando che:
“VRChat è una delle applicazioni per il metaverso più grandi e volevamo dare loro il tempo di rispondere alle nostre preoccupazioni sulla privacy prima di diffonderle pubblicamente. A quel punto, abbiamo condiviso il nostro codice sorgente per il nostro prototipo del plugin MetaGuard con VRChat.
Soltanto pochi giorni dopo, VRChat ha annunciato la sua decisione di bannare tutte le mod dei client dalla piattaforma e usare strumenti DRM per rendere impossibile tali modding. Perciò, VRChat è ora una delle poche applicazioni principali dove MetaGuard non può essere usato.”
È chiaro che, se questo trend dovesse confermarsi, la privacy di ogni singolo utente potrebbe essere in serio pericolo. Non solo si potrebbe continuare a raccogliere informazioni circa le abitudini quotidiane di una persona, come già accade con le big tech, ma si avrà inizio ad una nuova era, dove le grandi compagnie potrebbero entrare in possesso dei nostri dati telemetrici.
Il futuro del metaverso, tra hype iniziale e flop attuale
Al momento, il futuro del metaverso appare molto incerto. Non esiste ancora un’idea che possa essere comune a tutti e che possa funzionare come standard che disegni delle linee guida per l’intero settore.
Molti stanno tentando di fornire una chiara definizione riguardo il concetto di questi nuovi mondi virtuali.
Primo fra tutti appare Eric Schmidt, l’ex CEO di Google, che ha rivelato di essere contrario all’attuale sviluppo del metaverso, soprattutto perché:
“Non c’è ancora una definizione chiara del concetto e di come influenzerà la vita delle persone”.
Se proprio si vuol essere pignoli, la definizione che meglio si avvicina agli sviluppi attuali, è che il metaverso può essere visto come un insieme di mondi di realtà virtuale immersivi, personalizzati ed interconnessi tra di loro, in cui le persone possono effettuare acquisti, lavorare e giocare.
Ad esprimere il suo pensiero sul futuro del metaverso, è anche Vitalik Buterin, la cui idea, condivisa con un tweet, è che nessuno dei tentativi esistenti andrà da qualche parte:
The “metaverse” is going to happen but I don’t think any of the existing corporate attempts to intentionally create the metaverse are going anywhere. https://t.co/tVUfq4CWmP
— vitalik.eth (@VitalikButerin) July 30, 2022
C’è poi chi prende in giro gli investimenti esagerati di Mark Zuckerberg, definendo la tecnologia del mondo virtuale che sta sviluppando, Horizon Worlds, al pari di quella di un videogioco del 1997:
Facebook spent $10 billion on metaverse projects in 2021.
The graphics look like they came out of a computer game developed in 1997. pic.twitter.com/KuGMBMF3O1
— Chris Bakke (@ChrisJBakke) August 17, 2022
Ma non è il solo. Riguardo l’ultima espansione di Horizon in Spagna e Francia, un utente definisce il selfie virtuale di Zuckerberg “bruttino da morire”, per poi infierire di nuovo affermando che la strategia del metaverso di Meta finirà per morire nell’oscurità:
Mark Zuckerberg launches Horizon Worlds in France and Spain with an eye-gougingly ugly VR selfie. Meta’s metaverse ploy is surely dying in the dark. pic.twitter.com/j0l6yTYye4
— Ordinary Things (@ordinarytings) August 16, 2022
Le performance di Meta, The Sandbox e Decentraland
Effettivamente, i numeri attuali parlano chiaro. Secondo i risultati economico-finanziari del secondo trimestre del 2022, la divisione dedicata allo sviluppo del nuovo progetto di realtà virtuale, Reality Labs, ha registrato una perdita di ben 2,8 miliardi di dollari.
Questa, però, non è l’unica realtà a soffrire. I prezzi dei terreni virtuali dei principali metaversi, come The Sandbox e Decentraland, hanno registrato un crollo del 90%, complice anche l’attuale bear market che ha colpito l’intero settore crypto.
Stessa sorte è toccata agli utenti dei due mondi virtuali appena menzionati, che a causa dell’enorme perdita di interesse, hanno registrato un vertiginoso calo delle attività. A giugno 2022, The Sandbox contava meno di 1.000 utenti attivi, mentre Decentraland non arrivava nemmeno a toccare quota 100.
Sarà solo un brutto periodo prima della ripresa, o questa tecnologia è stata eccessivamente sopravvalutata a causa dell’iniziale hype?
Di sicuro avrà i suoi risvolti positivi con le sue applicazioni innovative in diversi ambiti, ma molte realtà non sopravviveranno al futuro.
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